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Associazione | Comunicazione
L’articolo 2, comma c) dello Statuto di Legacoop Bologna prevede, fra i compiti principali dell’organizzazione, quello di «sviluppare una adeguata politica di comunicazione che valorizzi e promuova la presenza cooperativa sul territorio».

A questo scopo vengono periodicamente realizzate campagne di comunicazione finalizzate a diffondere i valori e i principi cooperativi, con particolare riferimento al legame che la cooperazione ha con il contesto locale.

Comunicare il valore economico e sociale di un’impresa cooperativa non è certo facile; tuttavia è fuori discussione che all’interno di un ambiente sociale fortemente mediatizzato la funzione di comunicazione acquisti sempre maggiore importanza per un’impresa come quella cooperativa che veicola anche valori sociali.

In passato la comunicazione di Legacoop Bologna si è concentrata principalmente suivalori cooperativi (1997), sui giovani (1998/1999), sulla concezione del mondo cooperativo come rete di risorse e sulla promozione di nuove cooperative (2000).

Nel 2002 la novità della campagna è stata la conduzione in coordinamento con tutte le Leghe dell’Emilia-Romagna, passando soprattutto attraverso cartellonistica e spot radiofonici.

Dal 2006, invece, le campagne della Legacoop sono diventate fondamentalmente tematiche: il primo anno l’obiettivo è stato focalizzato sul sostegno al mondo della cultura sul territorio di Bologna con la campagna Cooltura (2006), l’ultimo anno è stato dedicato al variegato mondo delle cooperative sociali (2007).

Sempre nello stesso anno (2007) è partita una nuova iniziativa comunicativa, Tutti Utili, una trasmissione settimanale, diffusa come podcast e su un circuito di emittenti radiofoniche, sui temi dell’economia sociale e cooperativa.

06/02/03 – Al via una campagna di spot radiofonici dedicati al tema della promozione d’impresa. Le imprese multimediali, nel settore dei servizi e del sociale i temi degli spot.

Con questa campagna, che proseguirà fino a giugno sulle frequenze di alcune emittenti di Bologna, Legacoop desidera ribadire il suo impegno, attraverso l’Ufficio Promozione, nell’assistere aspiranti imprenditori “a dare forma cooperativa alle loro idee d’impresa”

13/02/04 – All’Assemblea Generale dei delegati dello scorso 5-6 febbraio a Roma è stata ufficialmente presentata la nuova bandiera di Legacoop.

Perché una nuova bandiera per Legacoop?

Perché una bandiera può raccontare la storia, accompagnare nel presente, dare impulso al futuro da costruire insieme. E anche perché in questo inizio millennio crediamo che i nostri valori siano una bandiera, come e più di prima.

Allegorie per un ideale

1905. Accompagnata da otto scene allegoriche, viene presentata la terza edizione del Canto dei Cooperatori. Delle immagini si parla come di un promettente avvio dell’arte cooperativa.

Nonostante le ingenuità e il sovraccarico di allegorie, l’edizione illustrata del Canto piacque e, per un decennio e più, quello stile classicheggiante veicolò l’ideale cooperativo come panacea ai conflitti sociali, cancellati dalla visione rosea di un futuro di solidarietà.

Lo stile neoclassico ha radici nel secolo precedente. Intorno al 1895, Giacomo Campi, un buon pittore di genere e di storia, disegna la testata de Le cooperazione Italiana. L’originalità della soluzione di Campi è nel riuscito contrasto tra la figura allegorica classica e la concretezza dei suggerimenti grafici, come il denaro e il portamonete che, ben lontani dall’essere simboli, sono la raffigurazione realistica della ricchezza prodotta dalla cooperazione. Da notare anche la forte presenza naturalista che ricorrerà sintetizzata nell’immagine simbolo dell’albero carico di frutti.
Icone e archeologia

Talvolta ricostruire la storia visuale di un’importante identità istituzionale, come quella della Lega delle Cooperative, vuol dire affrontare una ricerca di tipo archeologico. I materiali sono tantissimi e bisogna individuare le immagini ricorrenti, le più utilizzate su tutto il territorio nazionale, i simboli che più hanno fondato e diffuso il concetto di Cooperazione.

I simboli. Racconti minimi

Nel materiale iconografico della cooperazione vi è un ricco repertorio di medaglie e distintivi commemorativi. La medaglia, come e più della bandiera, costringe a ridurre all’essenziale la simbologia, a contrarre un’immagine, a fare una scelta. Su questi supporti scompare, per necessità, quel mondo allegorico affollato di segni e figure. Sulle medaglie delle origini, in bassorilievo, sono spesso raffiguarte due mani che si stringono. Questo segno è senza dubbio il marchio più antico e ricorrente delle associazioni mutue e cooperative.

Le sue radici vanno ricercate nell’identità che il mondo cooperativo andava allora costruendo attorno a un ideale alternativo all’ideologia rivoluzionaria. Un ideale che propugna l’unione interclassista, e non la lotta, secondo una prospettiva riformista.

Consolidamenti, evoluzioni

Negli anni a seguire, ai concetti di lavoro, unione e ricchezza, si unirà quello di pace, presente in molte bandiere e stendardi. Lavoro, solidarietà e pace sono dunque la trilogia attorno cui si sviluppa gran parte dell’imagerie cooperativa per tutta la prima metà del ‘900, e anche oltre. Il lavoro è spesso rappresentato sotto una luce eroica, incarnato in corpi forti e agili che evocano la concretezza e la materialità dei mestieri cooperativi. Questa rappresentazione ha il suo apice nell’iconografia prodotta nel ventennio, anche se per la cooperazione, quelli, non furono certo anni facili. La Lega delle cooperative fu sciolta e fu fondato, in pieno stile corporativo, l’Ente Nazionale della Cooperazione.

Ma subito dopo la guerra, nel settembre del ’45, l’autentico spirito cooperativo ritorna sulla scena con il primo Congresso nazionale dei cooperatori.

Marchi e manifesti, gli anni della crescita

I congressi si susseguono di anno in anno, sottolineando la coerenza e la continuità della crescita del movimento cooperativo. Nella documentazione di questi appuntamenti istituzionali si rintraccia una sorta di storiografia del marchio che fino al 1977 rimane sostanzialmente invariato: è un mondo avvolto da un arcobaleno di pace.

Altre evoluzioni stilistiche si fanno notare sia nelle ricercate linee editoriali, curate da lllustratori di fama come Turcato e Scarpitta, sia nei manifesti, che sono spesso produzioni grafiche di ottima qualità.

Nel 1978, in occasione del XXX congresso, compare, preannunciato ampiamente sulle pagine de La cooperazione italiana, il nuovo logotipo: un elaborato privo di simboli e ben curato nella parte tipografica. Sarà la firma della Lega delle Cooperative e Mutue per circa 20 anni.

L’identità storica al vaglio della comunicazione

Dagli anni ’80 in poi si assiste ad una rapida trasformazione del concetto e della pratica del comunicare. I media, per mano degli operatori, si trasformano in fucine che creano e promuovono identità, immaginari sociali, visioni del mondo. Questo continuo processo accelera un fenomeno che caratterizza la cosiddetta era post moderna: la fine delle identità storiche. In questa fase prolifica di immagini e discorsi, la Lega delle Cooperative, riesce a mettere a segno un’operazione di radicale importanza: l’adozione di un nome e di un marchio unitario condiviso a tutti i livelli dell’associazione. È il 1997. La soluzione è opera del designer Bob Noorda. Nasce così il nome Legacoop accompagnato dal segno grafico dei due semicerchi incrociati. La storica stretta di mani sublima in una stilizzazione geometrica per rappresentare la solidità dell’unione e il potere della solidarietà. I valori di sempre si rinnovano in una soluzione grafica adeguata al gusto dei contemporanei.

Conclusioni per una bandiera

Mani, alberi carichi di frutti, i colori della pace, le allegorie del lavoro… Cosa recuperare dunque per la nuova bandiera di Legacoop? Ci sono alcune considerazioni da fare.

Le caratteristiche del supporto, ad esempio: una bandiera deve essere semplice, riconoscibile a colpo d’occhio. Il contesto. Ogni strumento di comunicazione, e quindi anche una bandiera, deve essere messo in relazione al contesto in cui comunica. Bisogna essere consapevoli dei significati prodotti dai simboli che si adottano. I colori della pace sono trasversali, utilizzati da un insieme molto complesso di soggettività. Nella loro universalità non possono più essere un elemento di forte connotazione.

Il concetto generico di lavoro, infine, oggi sfugge ad ogni semplificazione iconografica.

Passato e futuro

Un notissimo architetto e designer, agli inizi del 900, lanciò uno slogan che ha distinto lo stile della nostra epoca: meno è più. Questo concetto, unito alle riflessioni precedenti, ci spinge a sostenere la tesi dell’essenzialità. Legacoop ha una lunga storia e da più di un secolo è portavoce di valori chiari e condivisi. Un vissuto da comunicare in un segno, un segno che esiste già: il logo istituzionale. Nell’arco di 10 anni, esso ha unito Legacoop intorno a progetti importanti, ha contribuito a consolidarne la notorietà. La bandiera valorizza questo percorso, rinnova il legame tra passato e futuro e contribuisce a far sì che i due semicerchi incrociati, con la loro stilizzata armonia, diventino sempre più simbolo di unione, di solidarietà, di scambio proficuo. Di cooperazione.

Abbiamo unito il logotipo al colore del primo stendardo della Lega delle cooperative.

Sullo sfondo la storia, in primo piano il presente e il futuro.

Sembra semplice. Ma senza un cammino alle spalle questa bandiera non sarebbe così.

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Il testo originale del canto dei cooperatori, con tanto di spartiti.

Una delle prime esecuzioni pubbliche del Canto dei Cooperatori risale al 10 novembre 1901 in occasione del primo anniversario di fondazione della Società Anonima Cooperativa di Consumo fra gli Addetti allo Stabilimento Pirelli. Nel corso della festa, tenutasi a Milano nella sede della cooperativa, l’interpretazione del canto fu affidata alla Società Corale Verdi e alla Banda Gadda.

Il documento ha dimensioni di 3,5 MB.

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