Bologna, 10 dic. – Avanzano nel rating di sostenibilità le cooperative associate a Legacoop Bologna. Sono circa il 53% quelle che hanno una performance alta sui fattori sociali, ambientali e di governance e un fatturato complessivo di 14,5 miliardi di euro, in crescita del 6%.
Sono alcuni numeri emersi dalla presentazione dell’Agenda cooperativa per lo sviluppo sostenibile Bologna 2030 (scaricabile qui), realizzata da Legacoop Bologna attraverso il monitoraggio delle performance ESG di un campione di 30 imprese, rappresentativo del 87,5% degli occupati, il 61% del fatturato e il 98% dei soci.
La presentazione si è svolta presso la Fondazione Ivano Barberini di Bologna, alla presenza del sindaco di Bologna e della Città metropolitana Matteo Lepore, della presidente di Legacoop Bologna Rita Ghedini, di Carlo Alberto Pratesi, professore ordinario dell’università̀ Roma Tre e presidente di EIIS – European Institute of Innovation for Sustainability e di Simone Fabbri, responsabile sostenibilità di Legacoop Bologna.
Tra i tanti aspetti presi in considerazione dal Rapporto, molto significativo è quello che fotografa i 54 milioni di euro di utili destinati a riserva indivisibile e un patrimonio netto che aumenta a 3,8 miliardi di euro (+5,8% rispetto all’anno precedente). Si tratta del valore economico prodotto che non è stato distribuito tra le socie e i soci ma che è stato lasciato nell’impresa, e che rappresenta, oltre a un fondo per lo sviluppo o per fare fronte ai momenti di crisi, anche un patrimonio intergenerazionale.
Un altro passaggio riguarda la promozione di buon lavoro, da cui arrivano segnali positivi con l’87% di contratti a tempo indeterminato e con il 100% delle imprese (benchmark 68,9%) che ha attivato corsi di formazione su salute e sicurezza, privacy, tematiche ambientali e lotta alla corruzione. L’occupazione femminile riguarda il 71% dei lavoratori totali, con il 38% di donne in posizione qualificate (dirigenti e quadri), il 28% nei consigli di amministrazione e il 34% con cariche di presidente e vicepresidente. Il 100% delle imprese ha attivato strumenti di conciliazione vita-lavoro. Inoltre il 50% delle associate ha la certificazione ISO 45001, per garantire sicurezza e salute dei lavoratori oltre quanto previsto dalle normative e vengono confermate le forme di sanità integrativa, in continuità con l’anno precedente.
Un altro aspetto preso in considerazione riguarda l’impatto mutualistico sulla comunità con una funzione sociale capace di perseguire un interesse generale, che guarda ai bisogni dei cittadini e non alla massimizzazione del profitto.
La promozione di politiche attive del lavoro ha permesso l’attivazione, in aumento, di percorsi di orientamento, formazione, tirocini e inserimenti lavorativi e workers buyout per 5.254 persone svantaggiate, vulnerabili e disabili.
Stabili gli interventi verso le persone con bisogni di assistenza nell’ambito sociosanitario, con 22.089 persone coinvolte mentre sono in calo le attività a sostegno della comunità educante, con 51.606 bambini, ragazzi e adolescenti che accedono a servizi dell’infanzia 0-6, servizi integrativi scolasti e percorsi socioeducativi, gestiti da cooperative.
In un contesto dell’abitare estremamente complicato per il territorio di Bologna, continua il fondamentale effetto di calmieramento della cooperazione di abitanti a proprietà indivisa, con i 3.513 alloggi assegnati ai soci con un canone medio del 60% inferiore dei prezzi di mercato.
In crescita i percorsi di accoglienza per i migranti, con 2.863 persone coinvolte.
Altro tratto distintivo riguarda la capacità di rigenerare porzioni dell’ambiente urbano e costruire modelli di produzione sostenibili anche attraverso pratiche innovative.
Sono confermati e in continua evoluzione i percorsi di rigenerazione urbana, che sulla città di Bologna hanno raggiunto circa 90.000 metri quadri di superficie rigenerata, con l’implementazione di orti e giardini urbani, spazi di coworking, luoghi per eventi culturali, artistici musicali e sportivi, ristorazione biologica e hub di innovazione sociale, che nell’insieme hanno prodotto 160 nuovi posti di lavoro, con una frequentazione annuale di oltre 370.000 persone.
Il 70% delle cooperative ha fatto investimenti per aumentare l’efficienza energetica e per la creazione di impianti di energia rinnovabile (il 90% ha scelto il fotovoltaico).
Oltre la metà delle imprese, il 53%, ha continuato a implementare pratiche di economia circolare, sempre di più realizzate in filiera: recupero di sottoprodotti, riutilizzo, riciclaggio e recupero di materiali per la produzione di energia.
Nel settore food, le cooperative stanno agendo su più livelli: sia attraverso lo sviluppo di linee di prodotti e produzione biologica, sia con progetti di contrasto allo spreco alimentare con percorsi di educazione alimentare. La merce recuperata e donata a realtà senza fini di lucro, in aumento rispetto all’anno precedente, è equivalente a un milione e 500mila pasti.
Strettamente integrata a tutti i processi di sostenibilità c’è la propensione all’innovazione che ha costruito un vero e proprio ecosistema: il 40% delle cooperative ha centri di ricerca e sviluppo propri; aumentano le collaborazioni con start up innovative.
“Il balzo in avanti sul rating ESG delle nostre imprese associate è frutto di due fattori combinati – sostiene Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna – Il primo è più legato alla forma imprenditoriale “nativa sostenibile” con una visione di lungo periodo che cerca di ridistribuire le risorse lungo la filiera, nella catena del valore, tra i diversi fattori produttivi tenendo in considerazione la comunità e gli stakeholder con un forte radicamento territoriale. Il secondo fattore è più legato ad una maggiore conoscenza e consapevolezza cresciuta negli anni, sia dentro ogni cooperativa sia attraverso il percorso che abbiamo avviato in modo pioneristico sei anni fa, scegliendo, prima dell’evoluzione normativa, di investire sull’adozione dell’Agenda ONU 2030 come fattore strategico dell’azione imprenditoriale e territoriale cooperativa. Abbiamo costruito una “palestra” per confrontarci sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile e delle tematiche ESG e abbiamo avuto alta adesione e buoni frutti. Continueremo con costanza a migliorare questo approccio, connettendolo sempre di più all’economia sociale e alla nuova normativa europea”
Innovazione per la sostenibilità
Dopo la presentazione del Report è stata la volta dello speech di Carlo Alberto Pratesi, professore ordinario dell’università̀ Roma Tre, presidente di EIIS – European Institute of Innovation for Sustainability.
Il suo ragionamento parte dalla definizione di marketing, sostenibilità e innovazione, dove “sostenibilità vuol dire trovare un modello di sviluppo che possa durare nel tempo, riducendo i rischi che possono nascere da fenomeni di tipo economico ma anche da fenomeni di tipo sociale e ambientale”.
E per raggiungere questo obiettivo “bisogna innovare i prodotti, innovare i processi, innovare i comportamenti lungo tutta la filiera: produttori, distributori ma anche consumatori.”
L’ultima condizione è l’accettazione del mercato e quindi “il marketing serve a capire come trasformare quelle idee di innovazione e dei progetti di ricerca in qualcosa che il mercato accetta e per il quale qualcuno è disposto a pagare.”
Costruire città sostenibili. Matteo Lepore e Rita Ghedini
Il momento conclusivo dell’incontro è dedicato al confronto tra il sindaco di Bologna Matteo Lepore e la presidente di Legacoop Bologna Rita Ghedini, ingaggiati in un dialogo su come costruire città sostenibili.
La spunto iniziale parte dalla natura dell’Agenda cooperativa per lo sviluppo sostenibile appena presentata, che è sviluppata secondo le indicazioni dell’agenda Onu 2030 ed è ancorata al territorio metropolitano di Bologna.
Matteo Lepore, raccontando le direttive di sviluppo sostenibile portate avanti dalla Città metropolitana, è partito da alcuni numeri significativi, il PIL di Bologna, che corrisponde a 45 miliardi di euro, le imprese, che sono circa 100mila e 20 miliardi di euro generato dall’export.
La disoccupazione, sotto il 3% è inferiore rispetto alla media nazionale.
Una “nuova chiave di lettura del presente e del futuro” è data dalla presenza del Tecnopolo, che farà fare un salto di posizionamento alla città, così come in passato è stata l’alta velocità. “La nostra sfida”, ha dichiarato Lepore, “sarà alimentarlo solo con energie rinnovabili”.
Una sfida ambiziosa, in ambito di sostenibilità, considerando che il Tecnopolo, a livello energetico consuma quanto una città di 18mila abitanti.
Un altro tema affrontato riguarda la sostenibilità sociale, legato ai temi dell’abitare e del welfare e condizionato da un cambio di profilo delle persone che stanno arrivando a Bologna e che portano con sé richieste di welfare e servizi educativi che “devono essere all’altezza”.
Infine la Missione Clima, che pone Bologna nella condizione di trovare soluzioni per la neutralità climatica, prima degli altri, entro il 2030. Un obiettivo che ha dentro un piano da 11mila miliardi di investimenti e che comporta fare scelte diverse a livello energetico.
Del rapporto tra sostenibilità e partnership strategiche nel territorio ha parlato nel suo intervento Rita Ghedini, partendo dalla scelta fatta nella presentazione del Report di sostenibilità, i cui dati sono stati presentati “come sistema”, evidenziando “la capacità del sistema cooperativo di ottenere valori, in coerenza con il sistema territoriale in cui le nostre cooperative sono inserite e che dimostrano risultati positivi anche in relazione alle imprese private.”
Questo, conclude Rita Ghedini, significa che “come sistema cooperativo siamo in grado di mettere a disposizione un valore, che se integrato con il sistema territoriale e con la pubblica amministrazione è in grado meglio di altri di sostenere lo sforzo verso la sostenibilità”
Da qui la proposta di “passare da un sistema fatto di patti a un sistema fatto di alleanze a lungo termine che condividano un diverso modello di sviluppo”.