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Coopfond, il fondo mutualistico che crea lavoro

Coopfond è la società che gestisce il Fondo mutualistico per la promozione cooperativa alimentato dal 3% degli utili annuali di tutte le cooperative aderenti a Legacoop, dai patrimoni residui di quelle poste in liquidazione e dagli utili di gestione.
Intervista al Direttore di Coopfond, Simone Gamberini, in un articolo di Cinzia Arena pubblicato su “L’Avvenire” il 31 marzo 2021


Simone Gamberini, Direttore Coopfond

La cooperazione come modello di sviluppo dal basso basato sulla sostenibilità e sulla digitalizzazione. Anche il mondo delle cooperative è in sofferenza per via della pandemia, con gli utili dimezzati e la necessità di un riposizionamento alla luce dei nuovi bisogni che emergono dal territorio. Simone Gamberini, per 10 anni sindaco di Casalecchio di Reno, è il presidente di Coopfond, fondo mutualistico dell’associazione Legacoop di cui fanno parte più di ottomila cooperative. «Siamo stati istituiti nel 1952 con la missione di promuovere la cooperazione su tutto il Paese, creare nuovo lavoro al Sud e favorire il progresso sociale -spiega -. Il fondo viene finanziato tramite il 3% degli utili versati dalle cooperative in chiave mutualistica e ha a disposizione in genere 1520 milioni di fondi annui. In media sono 2400 le cooperative che fanno utili e versano il contributo. In questi anni abbiamo raccolto quasi 500 milioni di euro. La nostra modalità di investimento avviene sia attraverso interventi a capitale in equity sia di supporto. Vige una regola che prevede investimenti rotativi ed entro 6-7 anni le risorse vengono riconsegnate». Un sistema che ha consentito di sostenere molte nuove cooperative. Negli anni ci sono state delle evoluzioni soprattutto legate alla crisi con una serie di interventi mirati che hanno portato a due macroprogetti Coopstartup che si è sviluppato con alcuni bandi locali (oggi sono 20 a livello nazionale) per la promozione di nuove cooperative da parte degli under 40. Dal 2013 ad oggi sono state coinvolte 3629 persone che hanno portato alla nascita di 72 progetti di impresa di cui 48 già operativi. Molto importante anche l’esperienza in collaborazione con Cfi (Cooperazione finanza impresa) la società partecipata dal Mise per il sostegno ai workers buyout che si associano per far rinascere aziende fallite presso le quali lavoravano. Uno strumento presente in Italia dagli anni 1970 ma rilanciato nell’ultimo ventennio e che ha portato, solo da parte di Coopfond, alla nascita di 66 realtà salvando 1700 posti di lavoro. Anche per le cooperative il 2020 è stato un anno difficile.

Gli utili si sono ridotti del 50%. «La nostra fortuna è che abbiamo un portafoglio rotativo quindi con molti rientri di capitali e finanziamenti e quindi riusciamo ad agire – spiega Gamberini – ci siamo posti insieme a Legacoop l’obiettivo di riposizionarci. Vogliamo diventare un soggetto di transizione verso la sostenibilità e il digitale oltre ad essere promotore di nuova cooperazione anche guardando ad esperienze dal basso che stanno nascendo sotto forma di cooperative di comunità di supporto alla famiglia, di promozione del turismo locale o di manutenzione del territorio. Iniziative sostenute anche da campagne di crowfunding». Un altro campo di azione per Coopfond è il sostegno alle piattaforme digitali con alcuni progetti a Milano e Bologna e un riposizionamento in chiave sostenibile in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e l’introduzione di una sorta di rating. Proprio quest’anno verrà presentato il primo bilancio di sostenibilità. Il problema del reperimento delle risorse resta quello principale. «Vogliamo diventare il perno della finanza d’impatto. Molti fondi si sono posti l’obiettivo di sostenere le imprese sociali ma c’è una difficoltà di questo mondo a relazionarsi con il mondo cooperativo. Per noi è un’occasione per produrre una leva importante». Tra i settori più dinamici in questo momento ci sono le cooperative agroalimentari, quelle legate al consumo locale e al turismo di comunità ma anche ai servizi. Ci sono anche cooperative di professionisti in ambito sanitario o di ricerca, ad esempio un progetto sui motori ad idrogeno ma si tratta di singoli casi. «La mancanza di fondi non consente una pianificazione adeguata – conclude Gamberini -, per questo abbiamo chiesto con gli altri fondi interventi mirati per la ricapitalizzazione delle cooperative. Il rifinanziamento del Cfi è una buona cosa ma bisogna considerare che il gap di partenza tra le imprese tradizionali e le cooperative si è ampliato con la pandemia».

Coopfond Spa
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