Cerca i contenuti all'interno del sito
Trova una cooperativa
RICERCA AVANZATAEconomia sociale | Benessere e legami, il circolo virtuoso dell’economia sociale
09 maggio 2024
Un soggetto economico importante. E rispetto al resto d’Italia ancora di più in Emilia- Romagna, perché qui vale quasi il 7% del Pil e il 15% dell’occupazione.
È il ritratto dell’economia sociale che esce da un’analisi di Guido Caselli, vicesegretario di Unioncamere Emilia-Romagna, che incrociando i dati di diverse banche dati è riuscito a pesare il contributo che l’economia sociale è in grado di dare al sistema regionale. Non soltanto in termini di ricchezza ma anche in termini di relazioni e sostenibilità.
Intanto cos’è economia sociale?
In questo comparto sono comprese tutte le cooperative, non soltanto quelle sociali, più le associazioni e le fondazioni, oltre agli enti del terzo settore. In Italia si contano 450mila organizzazioni di questo tipo che danno lavoro a quasi 1,9 milioni di persone, per un valore aggiunto che sfiora i 90 miliardi di euro. Numeri cui però andrebbero aggiunti i quasi 5 milioni di volontari che danno linfa a questo mondo. “Senza contare tutte le esternalità positive che crea – sottolinea Caselli – l’economia sociale vale più dell’intera filiera metalmeccanica nazionale”. Con un contributo del 5% sul Pil e di quasi il 10% sull’occupazione.
In Emilia-Romagna il peso dell’economia sociale è ancora maggiore, perché si contano oltre 33mila organizzazioni, 257mila addetti e oltre 10 miliardi di valore aggiunto, per la gran parte riconducibili alla cooperazione. “L’economia sociale in Emilia-Romagna vale quasi il 15% dell’occupazione e il 7% del Pil regionale”, spiega, dando i numeri, Caselli. Lo studioso però non si è limitato a fare un ritratto del settore, ma incrociando varie mappe ha provato a trovare legami tra la presenza dell’economia sociale, le relazioni tra le persone e lo sviluppo territoriale, cioè la capacità di un territorio di creare benessere diffuso. Dalle mappe emergono concentrazioni molto simili, cioè che “c’è un buon legame tra economia sociale e relazioni, legame che diventa ancora più stretto tra capitale relazionale e sviluppo”, commenta l’analista, secondo cui quindi “verrebbe da dire che l’economia sociale favorisce la creazione di relazioni che a sua volta determina crescita economica e benessere diffuso”. Certo potrebbe essere vero anche il contrario, ammette, cioè che il maggior sviluppo favorisca la nascita di relazioni ed economia sociale, perché queste trovano terreno più fertile. “Ma a me piace pensare che sia vera la prima ipotesi – continua – quella dell’economia sociale e delle relazioni artefici dello sviluppo”.
Un’ipotesi supportata anche dalla storia della cooperazione, che, come detto, rappresenta un pezzo importante dell’economia sociale nel suo complesso: a livello nazionale la cooperazione pesa per il 53% del Pil prodotto dall’economia sociale, mentre in Emilia-Romagna questa percentuale sale al 72%. In Italia la cooperazione produce circa 800 euro di valore aggiunto per abitante, mentre in Emilia- Romagna questo valore sfiora i 1.700 euro, con comunità più vocate alla cooperazione concentrate fra la via Emilia e nel Basso Adriatico. “Ma il legame tra cooperazione, relazioni e sviluppo – continua Caselli – lo leggiamo anche attraverso gli indicatori ESG, che fanno riferimento alla sostenibilità ambientale, all’impatto sociale e alla governance”. Ebbene, dal punto di vista della sostenibilità la cooperazione “è posizionata meglio delle altre imprese, è sotto negli aspetti ambientali ma nettamente avanti in quelli sociali e di governance”.
(di Marco Bettazzi da Album di Repubblica sull’Economia Sociale – Supplemento Martedi 30 aprile 2024)