Bevilacqua è una frazione divisa a metà tra i Comuni di Cento, in provincia di Ferrara, e Crevalcore, in provincia di Bologna. Qui, La Città Verde, cooperativa sociale di tipo A+B, gestisce un impianto di trattamento rifiuti. “Mi riservo il beneficio del dubbio ma, a quanto mi risulta, un impianto di compostaggio gestito da una cooperativa sociale ce l’abbiamo solo noi – ammette con orgoglio Michela Salvaggio, Presidente della cooperativa –. Noi potiamo, tagliamo l’erba, la conferiamo all’impianto che la trasforma in compost. Un perfetto esempio di economia circolare: diamo nuova vita a materiali considerati di scarto. A noi è subito sembrata una scelta molto bella, perfettamente sensata”.
L’impianto di Bevilacqua, sotto la guida de La Città Verde ha aperto i battenti nel 2016: trasforma 15 mila tonnellate tra erba, ramaglie, organico, carta, legno, vetro e arredi urbani. “Non è moltissimo, ma è calibrato sulle nostre potenzialità. Partecipiamo a gare, siamo professionalmente e qualitativamente in grado di concorrere, nel nostro piccolo”. Un iniziale investimento oneroso che, nel tempo, si è sviluppato grazie anche alla perseveranza della direzione de La Città Verde.
Una storia, quella dell’impianto, che si intreccia con la storia personale dell’attuale Presidente: “Nei primi anni Duemila lavoravo in un impianto di trattamento rifiuti edili – racconta Salvaggio –. Trasformavamo il laterizio di recupero in laterizio per sottofondi stradali. L’allora proprietario aveva vinto la gestione del rifiuto verde della raccolta differenziata, prassi da poco avviata: rifiuto verde che, però, arrivava chiuso in sacchi di plastica. C’era la necessità, dunque, di persone che svuotassero i sacchi e separassero verde da plastica. Vista la conoscenza con il nostro Presidente di allora, Giorgio Rosso, il titolare chiese la disponibilità alla cooperativa di occuparsi di quel lavoro. La collaborazione funzionò molto bene e, quando arrivò il momento della pensione, ci chiese di continuare la sua attività. A Rosso piaceva molto l’idea di coinvolgere alcuni dei nostri dipendenti in condizioni di svantaggio su quel tipo di lavoro, visti gli ottimi risultati. E così fu”.
Sin da subito si scelse di smettere di trasformare laterizi per concentrarsi su ciò che abbondava in cooperativa: il verde e l’umido. “Sognare in grande non costa niente, ci dicemmo allora. Al massimo ci ridimensioniamo. Abbiamo cercato i fondi: i nostri soci ci hanno creduto, la banca ci ha creduto, ed eccoci qui”. L’avvio dell’iter di trasformazione risale al 2014 e tra autorizzazioni, capannone e impianti, il primo sacchetto di umido della nuova gestione è entrato nel 2016: “Lo ammetto. Lo abbiamo fotografato. È stata una grande soddisfazione e oggi ci lavorano una decina di persone, tra cui Giorgio Rosso, che ha reso possibile l’impianto grazie alla sua lungimiranza”. Il compost e il cippato lì ottenuti sono poi commercializzati sul territorio, a partire dagli agricoltori. E poi ci sono i materiali per produrre terricci, il compostato misto: “Obiettivo principale, recuperare il materiale. Non possiamo pensare di produrre per sempre cose nuove, dobbiamo concentrarci sul trasformare ciò che già abbiamo”.
Nata nel 1991 su spinta dell’Azienda Usl di Cento per impiegare persone svantaggiate, La Città Verde oggi rappresenta uno dei punti di riferimento per la raccolta dei rifiuti e la cura del verde su tutti i territori che si estendono a cavallo delle province di Ferrara e Bologna. All’inizio eravamo una decina le persone coinvolte, oggi, quasi 35 anni dopo, sono 180, dislocate in più sedi. Oltre a quella a Pieve di Cento, vanta due unità operative, una a Crevalcore con l’impianto di trattamento rifiuti a Bevilacqua e una a Malborghetto. La parte A è rappresentata da un centro socio occupazionale a Ferrara, che nel 2014 ha riattivato un gruppo di serre abbandonate dove, oggi, vengono prodotti ortaggi, piccoli frutti e piantine aromatiche. Poi c’è la parte B articolata tra manutenzione e progettazione del verde, parchi e giardini inclusi, manutenzione degli arredi urbani e delle aree ludiche, raccolta rifiuti e spazzamento; compostaggio e recupero dei rifiuti.
Sono i servizi come USL e ASP che inviano a La Città Verde uomini e donne in condizioni di svantaggio: dipendenze, disagio mentale, disagio sociale: la percentuale di dipendenti fragili, in cooperativa, oscilla tra il 35 e il 40%. “Riusciamo a far lavorare persone che, altrove, non troverebbero spazio. Le amministrazioni lo sanno, sanno il valore umano che tuteliamo. Abbiamo tirocinanti, contratti di lavoro a tempo determinato, contratti a tempo indeterminato. Qualsiasi sia la forma, ci è stato chiaro sin dall’inizio, come lavoro significhi dignità: permette di guardare al futuro, di comprare una macchina, di affittare una casa o accendere un mutuo, di farti una famiglia. Numeri piccoli se visti da fuori, enormi se ci si concentra sulle storie personali”.
Sotto la guida di Salvaggio è arrivata anche la certificazione per la parità di genere Uni pdr 125:2022: “Mi piacerebbe che le donne, in cooperativa, fossero sempre di più. Oggi, cosa fino a pochi anni fa impensabile, abbiamo due autiste, entrambe con patente C e CQC, quella professionale, che consente di guidare grandi mezzi. Ancora si pensa che ci siano lavori da uomini e lavori da donne: quando supereremo questo bias, sono certa avremmo molte più occasioni di trovare donne disposte e ben felici di lavorare con noi”.
Come spiega Salvaggio, La Città Verde di oggi non è quella di 30 anni fa: “Siamo dinamici e ci adattiamo facilmente. Puntiamo su formazione personale e professionale, ci impegniamo affinché tutti e tutte possano riuscire al meglio nelle loro attività. Vogliamo crescere ancora: oggi manuteniamo giardini, solo qualche volta li progettiamo: ecco, lì potremmo crescere, servono belle professionalità, perché non provarci? E poi abbiamo vinto una gara per gestire orti comunali proprio nel terreno qui davanti alla nostra sede. Anziani, scuole, scout, persone in fragilità economica: faremo rivivere uno spazio di tutti, che speriamo darà ottimi frutti. Le idee non ci mancano, ma siamo molto consapevoli che tutto ciò sarà possibile solo se ci muoveremo insieme, come facciamo in Legacoop Bologna: ci scambiamo buone prassi e informazioni. Ci fa bene stare insieme, soli sarebbe tutto più complicato”.