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Cooperativa sociale Prospectiva. La cultura per tutti e tutte

Catalogazione, didattica, servizi culturali e archivistica con un’anima sociale. È la cooperativa sociale Prospectiva, formata da 6 storiche dell’arte con un sogno: rendere la cultura fruibile a tutti e a tutte.

Ne abbiamo parlato con Barbara Salimbeni, socia fondatrice, Lucia Peruzzi, presidente e Francesca Grandi vicepresidente.

Com’è nata la cooperativa sociale Prospectiva?


Siamo nate nel 2009, grazie alla vincita di un bando dell’ex Provincia di Bologna che riguardava le imprese femminili locali. Eravamo 6 socie, tutte donne e la nostra forza è stata quella di offrire
una gamma di servizi più completa rispetto a quella che offrivano le altre cooperative culturali dell’epoca.
Alle visite e alle attività didattiche all’interno dei musei noi, sin dall’inizio, abbiamo integrato anche varie attività di catalogazione di beni artistici e architettonici e di ricerche storico-artistiche indirizzate soprattutto agli enti pubblici.
Da lì è partita la nostra storia.

Oggi che cooperativa siete?


Le nostre attività sono ulteriormente cresciute e si sono arricchite. A una prevalente attività di catalogazione e gestione archivi sì è sommata anche l’attività didattica presso i musei del territorio come la Pinacoteca nazionale di Bologna, la Pinacoteca di Cento, le Gallerie Estensi, un polo museale che si estende tra le province di Modena e Ferrara e il Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio.

Inoltre organizziamo da diversi anni ormai anche un centro estivo negli spazi del Museo della civiltà contadina e quest’anno abbiamo organizzato anche un centro estivo per un’azienda del territorio

Negli ultimi anni si sono aggiunte anche attività legate all’inclusività museale rivolte a persone fragili, sia ragazzi che adulti con disturbi psichici o fisici. E questo ci ha portato a collaborare con enti del terzo settore che si occupano, ad esempio, di arte terapia.

Infine vorrei citare la didattica ludica, una tematica sulla quale stiamo lavorando moltissimo e dove stiamo creando dei percorsi ad hoc per alcuni musei.

Che cos’è la didattica ludica?


È l’utilizzo del gioco, sia da tavolo che di ruolo, per veicolare alcuni concetti o skills per potenziare le capacità dei ragazzi. Si pone come alternativa alla didattica frontale.
È uno strumento adatto al mondo delle scuole e particolarmente per quei ragazzi e ragazze con difficoltà cognitive per i quali la didattica frontale è più complicata da seguire.

Qual è l’attività che più vi rappresenta?


Trattandosi di una cooperativa di storiche dell’arte, ognuna con le sue competenze e la propria esperienza settoriale, quello che ci caratterizza è proprio il fatto di avere portato avanti due anime. Quella più legata alla catalogazione e quella più legata alla didattica.
Il vantaggio è sicuramente quello di avere sempre un’attività molto varia, che portiamo avanti con un occhio sempre diverso. La difficoltà è quella di doversi interfacciare con i pubblici diversi, con esigenze diverse. Da un lato il pubblico e i grandi istituti e dall’altro il privato
Sicuramente, possiamo dirti, che l’aspetto sociale è sempre più presente soprattutto verso i bambini e le persone più fragili.

Invece l’idea che più vi rappresenta?


La cultura per tutti. Che arrivi ai più esperti, come i sovrintendenti, ma anche a chi si approccia a questo mondo per la prima volta.

Perché avete scelto la forma cooperativa?


Per fare in modo che la voce di ognuna di noi conti allo stesso modo. E per dare un senso anche formale a quell’equilibrio tra dare e avere che tra di noi c’è sempre stato.

Perché avete aderito a Legacoop Bologna?


Perché ci hanno da subito accolto con entusiasmo e professionalità e hanno risposto in brevissimo tempo a tutte le domande che ci stavamo facendo da più di un anno.
Ci hanno preso per mano e ci hanno accompagnato in quel processo di cambiamento che era già in atto.

Cosa vi fa tornare a casa contente dopo una giornata di lavoro?


Ci reputiamo molto molto fortunata a fare quello che facciamo e a lavorare in un settore molto difficile come quello della cultura.
I nostri luoghi di lavoro sono i luoghi della bellezza e la bellezza è ciò che salva il mondo, per cui anche nelle giornate più nere dove ti sembra tutto difficile e complicato entrare, per esempio, in un Palazzo Ducale di Sassuolo ancora vuoto, è una cosa straordinaria, che ti ristora l’anima.
E poi c’è la soddisfazione di vedere entrare nei musei, categorie di persone che mai avrebbero pensato di entrarci prima.
Questo ci dà una grande speranza per il futuro.